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Luglio 1610. Caravaggio appare su una spiaggia desolata accompagnato dal servo Tropea, una spalla comica che trasforma ogni dialogo in uno scambio alla Don Chisciotte e Sancho Panza. La sete di vendetta dei suoi nemici si incarna nelle "femminote", un gruppo di zingare provenienti da tutto il Sud Italia, prezzolate per avvelenare il pittore. Caravaggio deve morire perché con la sua pittura e la sua condotta "sputò in faccia alla Chiesa e ai signori". La commedia si volge in tragedia e in un dialogo disperato con se stesso l'artista morente dipinge il suo testamento. Mescolando le parole di Caravaggio a quelle del servo e al sabba plurilinguistico delle sue assassine, Ruggero Cappuccio ha scritto una rievocazione-reinvenzione della morte del pittore immersa in un'atmosfera di delirio e di poesia, intrecciando in forma drammatica i temi dell'arte, del potere e del mito.